Non si tratta di un viaggio in camper, sebbene l’autore di questo articolo abbia usato sia caravan che camper nel suo girovagare lungo una vita…
Bruno descriverà un incontro ravvicinato con le balene , in questo racconto…. Ed in molti altri che pubblicherà su Caravan.it Blog , le sensazioni che ha provato attraversando il mondo da fotografo e giornalista, incontrando Persone di culture diverse dalla nostra, trovandosi faccia a faccia con animali selvaggi, attraversando luoghi da sogno o da incubo…
Un regalo per tutti noi, buona lettura…
Un incontro ravvicinato con le balene
Quando Capitan Pinin dice “allà… allà…sopla” (là… là…soffia) indicando con il dito un punto dell’oceano, mi sento come uscito da una pagina di Moby Dick.
A qualche centinaio di metri uno spruzzo di vapore bianco sale dal mare scuro, delatando la balena. Capitan Pinin vira a babordo e punta dove il cetaceo è appena emerso. Sono emozionato, finalmente un incontro ravvicinato con le balene, questa è la mia “prima” balena. A prua della scialuppa fortunatamente non c’è più il fiociniere pronto ad arpionarla, ma il fotografo di Puerto Piramide, che scatta foto per catalogare le balene che ritornano qui regolarmente anno dopo anno. Dalle cicatrici che hanno sulla coda, gli studiosi sono in grado di riconoscerle una per una, un po’ come se si trattasse di impronte digitali.
Vado al suo fianco imbracciando la mia macchina fotografica col teleobiettivo, la faccia schiaffeggiata dal vento che mi sputa addosso schizzi di oceano. “Non ne avrai bisogno”, mi dice “monta piuttosto un corto tele e tieni a mano il grandangolare”. Ha ragione (e poi sfido chiunque tener fermo un tele su una lancia che beccheggia continuamente). In breve ci affianchiamo alla balena e navighiamo paralleli, a pochi metri di distanza, quasi potrei toccarla. Solo col grandangolo posso far entrare il gigante nei miseri 24×36 millimetri del fotogramma.
Poi lei si allontana, si immerge, e la sua coda per alcuni istanti sventola nell’aria come se ci volesse salutare. E un’altra balena, con un balenottero al suo fianco, si avvicina alla nostra lancia. Lo spettacolo si ripete più volte. Talvolta le balene restano con la coda alzata fuori dall’acqua a lungo, anche per venti minuti, lasciandosi cosi trasportare dal vento, come se si trattasse di una vela. E’ un comportamento abbastanza enigmatico, cosi come i loro salti fuori dall’acqua che potrebbero essere mezzi di comunicazione visiva o acustica, o forse per liberarsi dai parassiti. O magari semplici giochi? Mi piace quest’ultima ipotesi.
Non c’è sensazione più emozionante che incontrarsi “faccia a faccia” con un animale in libertà, e osservarsi con reciproca fiducia. Cosi doveva essere l’Eden, immagino.
Peninsula Valdès, Patagonia argentina, centoventi chilometri di strade sterrate, con le sue acque ricche di nutrienti, è un santuario per le balene franche che ogni anno vi tornano regolarmente. E non solo balene: orche, lobos ed elefanti marini, pinguini magellanici, foche, un paradiso per gli amanti della natura ed i fotografi, giacché questi animali che qui non sono disturbati, ma al contrario protetti, non temono l’uomo e si lasciano avvicinare tranquillamente. Si crea cosi una “industria” ecosostenibile che oltre a proteggere la natura, arricchisce la zona.
Puerto Piramide è villaggio di una manciata di case, hostal, bungalows e pensioni dove alloggiare, compagnie che organizzano escursioni in lancia o gommone per l’avvistamento delle balene, negozietti di souvenir, e ristorantini. Villaggio di frontiera, in puro stile patagonico. Ma per chi cerca qualcosa di più “civilizzato” (non è il mio caso), Puerto Madryn ad un’ottantina di chilometri al sud, è una bella e tranquilla città affacciata sull’Atlantico, e dista solo quindici chilometri da Punta Loma dove si riunisce una numerosa colonia di lobos de mar. Ancora più a sud si trova Punta Tombo, dove arriva annualmente un gran numero di pinguini.
Continuando a sud, Gaiman, paese di emigranti gallesi dove si prende un tè all’inglese che neanche in Inghilterra lo trovi, e la gente parla il gallese puro, tanto che c’è persino chi ci viene per studiarlo.
Patagonia, nome che da solo riesce a far nascere nell’autentico viaggiatore quella sensazione strana che quasi lo obbliga a mettersi in movimento. E poi giunto qui, egli incomincerà a sognare con la Tierra del Fuego, col faro della fine del mondo, il canale del Beagle, i naufragi, la capanna dove visse un tempo il più famoso e ricercato bandito d’America: Buch Cassidy. Ancor oggi ultimo rifugio degli avventurieri, degli anarchici e dei sognatori.
Ma questa è un’altra storia.
“Un incontro ravvicinato con le balene”
Testo di Bruno Pavan, ogni riproduzione anche parziale è vietata.
Bruno Pavan, Viaggiatore, fotografo, giornalista. Ha collaborato con riviste di viaggio di tutto il mondo , Mondo che ha girato più volte, riportando storie, immagini e sensazioni straordinarie… Vive a Maresca, In provincia di Pistoia.
Mail: brunophototext@gmail.com
Telefono: 0573 64695
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