18 ore attraverso l’Argentina
Diciotto ore in micro – come si chiamano in Argentina gli autobus di lunga distanza – sono decisamente tante. C’è un però: i micro sono lontani anni luce dai nostri autobus. Sedili reclinabili che si trasformano in veri letti, servizio a bordo di pranzo, merenda, cena, colazione, caffè sempre disponibile, o acqua calda per l’immancabile “mate”, bevanda nazionale argentina. E poi il piacere di viaggiare vedendo scorrere oltre il finestrino gli infiniti paesaggi di un paese grande quasi come mezza Europa, anche standotene sdraiato se così ti piace. Raggiungono tutte le città del paese e arrivano in Cile, Brasile, Bolivia, Uruguay o Paraguay. E’ un altro modo di viaggiare, un viaggiare “lento” ma immerso nella realtà e che ti da l’idea delle immensità che stai percorrendo. Non è come l’aereo, che ti fa vedere il mondo da 10.000 metri d’altezza, e tutto ti sembra minuscolo.
Argentina “in micro”
Buenos Aires, capitale argentina – Bariloche, capitale patagonica. Si attraversa la pampa, sterminata pianura dove vacche e cavalli vagano liberi; terra che un tempo conobbe le gesta dei mitici gauchos, uomini forti, liberi, anarchici e vagabondi divenuti leggenda (ma di essi parlerò magari in un’altra occasione). Dopo la pampa, la Patagonia, con trecento chilometri di deserto, la steppa, e poi si bordeggiano per un tratto il rio Negro ed il rio Limay. Si attraversa la Valle Encantada con le sue bizzarre e capricciose formazioni rocciose scolpite dalla natura durante millenni, che la nostra immaginazione associa via via ad animali, torri, castelli…Infine, laggiù, ecco che appaiono il Cerro Catedral, il Tronador, il Lopez. E le acque blu scuro del lago Nahuel Huapi di 557 chilometri quadrati di superficie! Anch’esso, per non esser da meno del Lock Ness scozzese, col suo mostro, familiarmente chiamato Nahuelito e che, analogamente al parente scozzese, nessuno ha mai visto se non in qualche sfocata fotografia che potrebbe ritrarre qualunque cosa: da un tronco semisommerso, ad un’ombra scura dalla forma bizzarra sull’acqua. Però la leggenda di Nahuelito è molto antica, risale agli aborigeni mapuche, che assorbirono i precedenti abitanti neolitici tehuelches e puelches.
Negli anni 20 del secolo scorso il giardino zoologico di Buenos Aires organizzò una spedizione per la sua ricerca, con certa risonanza mondiale: si ipotizzava trattarsi di un gigantesco serpente marino (come ci sarebbe arrivato alle pendici orientali delle Ande?), o un plesiosauro. La spedizione fallì, come fallirono quelle fatte nel Lock Ness. Mostro o non mostro, nel Nahuel Huapi si praticano vari sport acquatici fra i quali il kite surf. Con la precauzione di indossare sempre una muta di neoprene, perché quindici muniti nelle sue acque gelide possono portare ad una ipotermia fatale. Questo in estate: in inverno non oso neanche pensarci.
Eccoci dunque a San Carlos de Bariloche, nel cuore patagonico. Cittadina circondata da laghi e boschi, torrenti e cascate. Vago sapore di Svizzera, molte case di legno, birra artigianale, wurstel e gulasch accanto al famoso “curanto”: carne di agnello cotto alla brace in una buca scavata in terra. I boschi circostanti sono sempre popolati di “duendes” – specie di gnomi – , amichevoli ma spesso capricciosi e burloni, sempre pronti a giocarti un tiro mancino per divertirsi. L’ho sperimentato personalmente allorché, in un passaggio un po’ difficile sopra la “cascada de los duendes” (casualità che si chiamasse così? C.G. Jung direbbe sincronicità), la borsa mi scivola dalla spalla e rotola giù lungo la ripida pendice fino a fermarsi contro un albero. Con l’aiuto di un paio di cinture di cuoio agganciate insieme mi calo a recuperarla ma…il tele da 300mm ne scivola fuori e finisce laggiù nel torrente, dove è impossibile raggiungerlo. Lo scherzo mi costa caruccio. E morale della storia, se proprio vogliamo trarne una, è: primo, tenere la borsa fotografica sempre a bandoliera (anche e soprattutto nelle città per evitare eventuali scippi) e, secondo, tenerla chiusa.
Bariloche è considerata la capitale del turismo avventura e il più importante centro di sci, oltre ad essere il destino patagonico più visitato. Vanta alcuni curiosi record come la barra di cioccolato più lunga del mondo, 150 metri, o l’uovo di cioccolato più grande: 8.000chili!
Mistero, ma non troppo, è quello dei gerarchi nazisti rifugiatisi qui alla fine della seconda guerra mondiale per sfuggire ai processi per crimini di guerra. E su questo non ci sono dubbi, è più che provato (nel 1994 vi venne arrestato il criminale nazi Erich Priebke), vista anche la simpatia di Perón per Mussolini ed il fascismo. Ma non basta. C’è qualcuno che assicura di aver visto Hitler in persona, un po’ invecchiato ovviamente, pranzare in compagnia di Eva Braun in un ristorante del luogo (e qui ci metto tutte le mie riserve). E’ stato addirittura scritto un libro sulla presunta presenza del fuhrer in Patagonia.
Sull’opposta sponda del lago Nahuel Huapi, a un’ottantina di chilometri da Bariloche e raggiungibile in un’ora e mezza, c’e Villa Langostura, tipico paese in stile alpino, mentre centocinquanta chilometri al sud si trova el Bolsón, paese un po’ hippy baciato da un microclima favorevole, abbastanza mite e gradevole per essere in Patagonia, tanto da potersi bagnare tranquillamente nelle acque del vicino lago Puelo.
Dopo la visita a Bariloche, i suoi dintorni, il giro dei sette laghi ed alcune altre passeggiate, dovresti proseguire verso il Parque Nacional de los Glaciares (patrimonio Unesco dell’umanità) 1.400 chilometri più a sud, ed il ghiacciaio Perito Moreno: 250 km quadrati di superficie, 30 km di lunghezza, terza riserva mondiale d’acqua dolce. Si trova a un’ottantina di chilometri dalla località di El Calafate. E se la fortuna ti accompagna, potrai assistere al maestoso spettacolo dei blocchi di ghiaccio che si staccano dal fronte con immenso rumore, per precipitarsi nelle acque del lago Argentino. Il fenomeno purtroppo non avviene regolarmente, ma in generale ogni 2-4 anni.
Per chiunque ne abbia la voglia, c’è la possibilità (il dovere direi) di spingersi all’estremo sud e raggiungere Ushuáia, la città più australe del mondo, in quella Tierra del Fuego che sfiora l’Antartide. Se vuoi spingerti ancora più a sud, non hai altra alternativa che imbarcarti in una crociera che bordeggi il continente di ghiaccio, piuttosto cara, ma esperienza unica se le finanze te lo permettono. In ogni caso esser giunti a piantare la bandiera sulla sponda del canale del Beagle, è già un’avventura che non si dimenticherà mai.
Bruno Pavan
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Bruno Pavan, Viaggiatore, fotografo, giornalista. Ha collaborato con riviste di viaggio di tutto il mondo , Mondo che ha girato più volte, riportando storie, immagini e sensazioni straordinarie… Vive a Maresca, In provincia di Pistoia.
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